Il vento e il Papa
Giorgio Oikonomoy assesta le ultime pennellate e spatolate al grande ritratto a olio di Benedetto XVI, il dono che la Curia genovese offrirà al Papa quando verrà a Genova, il 18 maggio prossimo. Un ritratto del pontefice che arriva a Genova deve essere anche un ritratto di Genova, questo è il tema che il genovesissimo pittore greco di Atene si è posto, quando gli è stato conferito. un incarico da far tremare le vene e i polsi, perché voleva dire accodarsi a una fila di artisti, dislocati nei secoli, che si chiamavano Tiziano, Raffaello, Velázquez, El Greco, Annigoni e altri, schierati nell'esiguo manipolo dei ri- trattisti papali.
«Chi scende in questa città straordinaria si imbatte nel barocco, che è l'espressione artistica più nobile di Genova e di cui Genova va fiera». Ecco allora che nel quadro di Oikonomoy la Madonna di fronte alla quale il pontefice è in preghiera ha il tratto di quelle così agili, slanciate, aeree e nello stesso tempo corporee, carnali, femminili, concrete, delle sculture di Pierre Puget. «Genova è città del vento - continua il pittore e ho voluto che il manto della Madonna e la cappa del Papa siano coinvolti in unico panneg-gio movimentato dal medesimo soffio d'aria». Poi c'è il raggio di luce che scaturisce dallo sguardo della Madre di Dio e arriva a Benedetto XVI, chino di fronte a lei. Cosa ha voluto esprimere nel Papa? «Certamente la sofferenza imposta dal peso enorme che gli incombe; poi il pensiero, la meditazione espressi dalla ruga profonda che gli solca il volto, dalle palpebre abbassate in umiltà, infine dal tormento che scaturisce dalle mani giunte, nervose, strette l'una all'altra, segnate dal percorso drammatico di una vita di lungo corso».
La Madonna, anche se trasfigurata dalla reminiscenza barocca sottolineata dall'angioletto, è un'evocazione della Vergine della Guardia e il profilo panoramico di Genova, sintetizzato in una scura linea sottile sullo sfondo del dipinto, lo conferma compiutamente.
Monsignor Marco Granara, rettore del Santuario della Guardia, è il tramite attraverso il quale il quadro arriverà al Papa, che lo vedrà la mattina di domenica 18 maggio accanto all'altar maggiore. «Il Santo Padre sarà il terzo Benedetto a salire al monte - dice monsignor Granara - dopo il contadino Benedetto Pareto, che ha avuto la visione miracolosa il 28 agosto 1490, e dopo il genovese Giacomo Della Chiesa, poi, nel 1914 assurto al pontificato come Benedetto XV, venuto in pellegrinaggio nel giorno anniversario dell'anno 1900. E'stato questo pontefice genovese a volere che nei giardini Benedetto XVI in occasione della sua visita a Genova del Vaticano venisse edificata una cappella alla Madonna della Guardia e so che il Papa attuale ogni mattina si reca a pregare davanti a quella immagine». I genovesi,dunque, non sanno che il terzo Benedetto salirà alla Guardia quasi come in un ritorno, in quanto l'immagine della Madonna del monte Figogna la vede ogni mattina.
Oikonomoy ha ormai finito il suo quadro, iniziato da poco più di un mese: è un dipinto a olio su tela, 150 cm per 130. Il pittore usa in genere la spa-tola ne ha sessanta delle più varie forme e dimensioni - ma per il ritratto di Benedetto XVI si è servito anche dei pennelli. La spatola non consente pentimenti: ogni spatolata di colore è definitiva. In quanto allo stile, il modo potrebbe essere ravvisato come impressionismo, in quanto-dice-«vorrei cogliere e fermare l'emozione di un momento ed è il colore lo strumento che vale per esprimere l'emozione». È del resto grazie alla personalissima manipolazione cromatica che questo artista a cavallo tra Atene e Genova riesce a rappresentare quegli specchi d'acqua marina così ricchi di trasparenze frementi. «Il mare - dice per me è tutto. Non saprei vivere senza il mare. Credo che dipingere sia per me un mezzo per capire il mare».
Le sue marine, i paesaggi, i ritratti agli inizi della carriera lo fecero conoscere. Poi arrivarono le grandi opere: la maestosa vetrata a colori, la più grande d'Europa, della chiesa di San Giustino e Santa Maria in Montesignano, la scultura in ceramica "Giannina Gaslini", i ritratti dei cardinali Boetto, Canestri e Tettamanzi. Un'attività in- tensa e multiforme: pittura, scultura, architettura, ceramica, grafica. Mostre qua e là per il mondo e infine la grande esposizione ad Atene per le Olimpiadi 2004, tema: "Atene, Genova: armonie nell'arte classica" una collezione di opere di grandi dimensioni che raccontano l'abbraccio tra la classicità ellenica e il barocco genovese. Cosa rappresenta il ritratto del Pontefice ai fini della sua evoluzione d'artista? «È un punto d'arrivo, una pietra miliare, un momento di riflessione che credo aver avvertito proprio nel dipingere le mani del Papa... però sento anche di non aver raggiunto la pienezza del traguardo ed è per questo che vorrei vivere cento anni, per avere il tempo di ottenere quello che voglio».
Dall'articolo del Secolo XIX di Massimo Zamorani (foto seguente)
In dono la rosa d'oro di Maria
Il santuario dei genovesi, il luogo scelto dal cardinale Tarcisio Bertone allora arcivescovo della città (dopo settimane di attesa, voci contrastanti, indiscre- zioni e smentite) per mostrare tangibilmente che il Papa non era rimasto sordo alle sue richieste. E non ci sarebbero state sorprese: nella solennità della Madonna della Guardia, due anni fa, il neosegretario di Stato del Vaticano aveva passato il testimone all'arcivescovo Angelo Bagnasco, realizzando la sua prima promessa: la diocesi, dopo la sua partenza, non sarebbe rimasta a lungo senza guida.
Era l'agosto 2006 e, accettando l'incarico più alto nelle gerarchie vaticane, Bertone aveva chiesto a Benedetto XVI anche un occhio di riguardo per Genova. La città alla quale Ratzinger ha chiesto grandi sacrifici, chiamando i suoi sacerdoti migliori a posti di alta responsabilità nello Stato pontificio.
I luoghi hanno memoria, sono simboli. Non è quindi un caso se il viaggio del Papa a Genova oggi comincia da qui, dalle pendici del monte Figogna. «Anche questa era una promessa di Bertone - racconta monsignor Marco Granara, rettore del santuario - mi aveva detto che sarebbe tornato insieme a Benedetto XVI». Promessa mantenuta. Ma non è solo un gesto formale. «Il Papa prega davvero, tutti i giorni, presso la statua della Madonna della Guardia nei giardini vaticani - riprende Granara - e lì conclude sempre la recita del rosario>>.
E se la visita del Papa a Genova è davvero "mariana" (nel mese di maggio dedicato proprio alla Madonna,dal santuario della misericordia di Savona alla Guardia) allora ecco che la decisione di lasciare un segno tangibile proprio in questo angolo di Liguria è una indicazione forte, un'esortazione a non disperdere un patrimonio di fede che affonda nei secoli. «Il Papa porterà al santuario una rosa d'oro»>, aveva annunciato senza enfasi il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante la celebrazione al termine della processione votiva del primo sabato del mese di maggio.
C'erano mille fedeli, quel giorno, ad ascoltare le sue parole. Pochi avevano capito subito il significato della rosa promessa come un dono. La "rosa d'oro" è, sin dal 1096, una delle più alte onorificenze pontificie, i destinata un tempo a principi e re, poi solo a regine e principesse. Dai tempi di Paolo VI, quindi, destinata ad adornare i più prestigiosi santuari mariani. Da Lourdes a Fatima, fino all'Apparecida in Brasile. Ora, per mano di papa Ratzinger, la Rosa affonda le sue radici anche in Liguria: nei santuari della Misericordia e della Guardia.
Dall'articolo del Secolo XIX di Massimo Zamorani (foto seguente)