Cenni critici

 

"Ci troviamo di fronte a un factotum post-rinascimentale che concepisce secondo una sostanziale unità i mestieri di architetto, designer, pittore, scultore... C'è un senso antico dell'arte, in queste capacità poliedriche di Oikonomoy, una disponibilità a considerare ciò che si è in grado di fare non come qualcosa di individuale, ma come risorsa da mettere al servizio degli altri perchè risulti di beneficio comune".  

Per essere moderni bisogna ricordare, per ricordare bisogna conservare: è questo il messaggio altamente civile che proviene dalle opere di Oikonomoy, non solo elogiativo della tradizione classica, ma critica- mente volto al recupero di un rapporto diretto con il nostro passato, nella coscienza della sua diversità ma, anche della sua necessaria conciliabilità con il presente"

Vittorio Sgarbi - critico d'arte, storico dell'arte, saggista, politico, personaggio televisivo, opinionista e collezionista italiano

 

 

La mostra Atene, Genova dedicata a Marathona, rappresenta il bilancio di un trentennale cammino artistico, percorso all'insegna dell'originalità, seppure con intelligenti aperture verso stimoli esterni; sempre sul piano di un personalissimo stile figurativo, emozionale, e poetico, di rara forza espressiva. Con questa prova di maturità, l'artista rivisita, reinterpretandolo, il classicismo culturale della propria formazione e rende un personale tributo all'arte.

Pier Antonio Zannoni - Giornalista RAI Radiotelevisione italiana

 

 

Ogni volta che Oikonomoy dipinge la natura, la realtà fenomenica, ne fa effettivi ritratti. Il dipinto di Tettamanzi non è solo un ritratto di fisicità: rispetta l'inconografia della persona, ma rivela la presenza del mistero. Oikonomoy ha voluto raffigurare anche quello che il Cardinale rappresenta sulla terra: il pastore, simbolo del Dio vivente. Arricchisce quindi di una componente ideologica, di un canone che va oltre l'immagine, di un profondo denso di sacralità ed evidenzia il mistero che il Cardinal tettamanzi incarna.

Giannina Scorza - Critica d'arte

 

 

"Maestro riconosciuto a livello internazionale, Oikonomoy è riuscito ad interpretare con grande sensibilità la figura di Costantino, la sua epoca e il suo pensiero politico-religioso attraverso i grandi quadri esposti nella Chiesa del Santo Sepolcro"

S.A.R. Don Pedro di Borbone delle due Sicilie e Orlèans Duca di Noto, Gran Prefetto Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio - Presentazione della mostra presso Chiesa del Santo Sepolcro di Milano in occasione del XVII centenario dell'Editto promulgato nel 313 da Costantino

 

 

"...L'estro e l'opera dell'autore tratteggiano gli eventi essenziali che costituiscono l'embrione di quello sviluppo storico, origine e cuore dell'umana vicenda, rappresentando l'evolversi del mistero generato dal fascino dell'antico, ma anima profonda della nostra attualità.

Cardinale Domenico Calcagno

 

 

"...Nel manifestare profonda gratitudine al Maestro Oikonomoy per la sua grande disponibilità e per la capacità con cui ha saputo interpretare la tematica affidatagli, formulo ogni augurio per il successo della Mostra..." 

Duca don Diego de Vargas Machuca - Presidente Real Commissione per l'Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio

 

 

"...Il maestro Oikonomoy è riuscito, in modo direi perfetto e in grande stile imperiale tardo antico, un discorso iconografico capace di celebrare il plesso dei valori in gioco..." 

Mons. Dott. Franco Buzzi - Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana

 

 

"Ammirando le opere del Maestro Georgios Oikonomoy sento di dire che porta in sé non solo la Grecia ma tutto l'immenso retaggio delle civiltà classiche. Dalla dea madre al mare dell'Ellade, dai racconti di Omero alla gloria dell'uomo, dalla dignità del cavallo alla bellezza attica è l'intero mondo classico che emerge dall'opera di Oikonomoy.Tutta la storia dei miti e delle scoperte archeologiche che hanno segnato la storia della Grecia e del Mediterraneo appare in filigrana nei suoi lavori. Oikonomoy ha rivisitato l'intero percorso di una civiltà che è alla base delle grande avventura europea"

Louis Godart - Professore di Filologia Micenea all'Università "Federico II" di Napoli, è attualmente Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana

 

 

Le sue barche sembra siano uscite, cosi intere, miracolosamente, come fiori roridi di rugiada, dall'acqua tersa; sembra galleggino lievemente cullate da una brezza della quale si sente il fresco insieme con quel "sapore" di mare che contribuisce a chiamarci a salire sull'imbarcazione che ci attende. Pittura generosa e succosa, di un artista che assimila il gusto delle cose e riesce a trdurlo con una elaborazione della materia che ha certamente studiata e macerata a lungo, ma che riesce poi a stendere d'improvviso, di getto, in modo spontaneo.

Dino Villani - Pubblicitario, pittore, incisore e critico d'arte italiano

 

 

Oikonomoy è un artista semplice, sincero, spontaneo e umile come tutte le cose grandi, come i grandi uomini, le grandi gesta, i riti che perdurano, i fatti che restano: parla a tutti con i colori del cuore, luminescenze che piacerebbero a Minerva esaltano il fegato dell'Ulisside, la voglia di mare, come simbolo di combattive avventure in difesa dell'Umanità; lo ripeto, entro la classicità greca e l'umanitas latina c'è una sola parola, ma grande: Amore. 

Marco Mazzoleni

 

 

I dipinti di Oikonomoy mi richiamano alla memoria una proposizione di Schiller - elevarsi al di sopra del reale e rimanere al tempo stesso legati al mondo sensibile.

Carlo Munari - Artista e critico d'arte

 

 

Di Oikonomoy il primo amore è stato senz'altro l'impressionismo ma da tale poetica ha tratto giovevolei conseguenze: ha imparato a vedere il mondo con occhio diverso

Carlo Munari - Artista e critico d'arte

 

 

Oikonomoy è una figura che par sortire dalle botteghe dei secoli andati dove l'umiltà dell'artigiano perfettamente si amalgamava con la creatività dell'artista

Carlo Munari - Artista e critico d'arte

 

 

Oikonomoy fa dell'utilizzazione della spatola, uno strumento semantico di notevole peso. E' attraverso questa opzione tecnica che passa, almeno in certa misura, una particolarissima concezione del rapporto tra spessore delle masse cromatiche e nitore del paesaggio, e una concretezza di segno che solo l'indagine accurata del particolare, del singolo momento di colore, rende davvero decifrabile nei suoi contenuti nascosti. Per questo le inquadrature di Oikonomoy risultano variamente vibranti a seconda della distanza del punto d'osservazione.

Mauro Bocci -  Giornalista e scrittore

 

 

Oikonomoy trasporta sulla tela la forza del suo carattere. Raggi di luce quasi geometrici, spatolate possenti e decise, tanto colore danno vita ad opere destinate ad emergere

Il Lavoro - Estratto da articolo del 1974

 

 

Con padronanza del mezzo espressivo Oikonomoy interpreta il linguaggio della natura e dell'essere umano, mostrando di credere nella verità delle immagini, nella chiarezza del linguaggio figurativo che indaga e racconta in termini che si risolvono in cromatismo sostanzioso.

Il Secolo XIX - Estratto da articolo del 1975

 

 

Materia e luce, spazio e segno: nel difficile gioco di questi quattro elementi si compie la pittura di Oikonomoy, punto d'arrivo e di partenza insieme di un iter artistico già maturo eppure assai lontano dall'esaurmento.

Il Lavoro - Estratto da articolo del 1975

 

 

La luce è la materia di cui Oikonomoy si serve per le sue tele: luce che si fa forma, materia plasmatrice in cui la natura si specchia e ricerca, attraverso un progredire di vibrazioni, di emozioni cromatiche tese allo spasismo. Perchè se tutto è apparentemente immobile in queste opere, se la realtà è come bloccata in un attimo di eternità, sottesa è invece un'impalpabile tensione, quella che esplode nella grafica sanguinante del dolore quotidiano, quasi il risvolto di questa aurea bellezza delle pitture, l'assenza dell'uomo esplicata in quest'attendere delle barche si fa presenza massiccia nei volti urlanti, nella graffiante presa di coscienza della realtà, dove il sogno incide come uno staffile.

Il Giornale Nuovo - Estratto da articolo del 1981

 

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