Articolo di Titta Bianchini sul Gazzettino
A Venezia è la prima volta, lui, nato ad Atene e ne spiega l'antefatto: "Itaca non è un'isola, ma un dedalo di calli e piazzette incastonate nel mare che trascendono arte e cultura, a testimonianza di un'ineguagliabile passato". Ecco il suo "omaggio a Venezia", in questo motivo ispiratore che lo ha portato a presentarsi, tra le nostre calli e campielli, in una mostra di grande espressività storica, allestita nelle sale della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.
Giorgio Oiconomoy, da anni risiede a Genova, con la etichetta e la professione dell'architetto. Ma questa volta ha scelto un altro percorso, con la scoperta delle sue creazioni a grandezza naturale: "la città è splendida e si accomuna, per le intrinseche e naturali realtà, alla mia Grecia: storia, bellezze, arte e cultura".
È una mostra, ci tiene a precisare, "che va ad accordarsi con le prossime Olimpiadi che si svolgono appunto in Grecia, e ispirata alla essenziale natura di questi giochi: qual è il significato vero dello spirito olimpico? La partecipazione, nel segno del successo ideale per tutti. E ciò vuol dire solidarietà, fratellanza, amicizia e quindi anche pace".
È un personaggio, Giorgio Oiconomoy, che sente germogliare nell'animo questi valori che l'impegnano nella traduzione genuina dei suoi pensieri. Ed è proprio su questa scia che ha realizzato le 22 opere allestite, ma, precisa: "Non commerciabili, perché vogliono solamente rappresentare un messaggio che si intrinseca nella auspicata intesa tra tutti, secondo il comandamento olimpico". Una mostra quasi di riguardo, che sarà ripetuta a settembre a palazzo Ducale a Genova e si inaugura domani lunedì a San Giovanni Evangelista, in perfetta sintonia, spiega ancora l'artista, "con la partenza da Roma per Atene della fiaccola, simbolo di pace e di unione".
"Venezia per me è anche una sorta di realtà fisiologica, perché il Rinascimento italiano va a coniugarsi con il classicismo greco e pertanto questa città, la vostra è anche la mia, ideale perché la amo e l'ho scelta unica al mondo, per iniziare questa esperienza, finalizzata ad un momento ed un evento atteso da tutte le parti del globo. Le Olimpiadi nel Paese delle origini, nel mio paese: chissà, e facciamo voti, che proprio da questa antica terra si allarghi e vada ad albergare in tutte le nazioni il segno della ripresa civile, del dialogo, del volersi finalmente rispettare l'uno con l'altro".
Articolo di Anita Pepe sul Giornale
Un inno radioso per rinnovare il re- moto legame tra mondi gemelli. È infatti con una colorata "canzone d'amore", firmata dal suo conterraneo Giorgio Oikonomoy, che il console generale di Grecia Eleni Livaditou ha voluto coronare il "passo d'addio" ad un mandato che, al di là dell'ordinaria gestione diplomatica, l'ha vista infaticabile promotrice di eventi culturali. E, se le traiettorie obbligate della carriera s'allontanano dal Golfo, quella che s'inaugura stasera alle 19 resta invece una mostra profondamente napoletana, visto lo storico e mi- tico vincolo tra la città e la madre Ellade. La location, per giunta, è quanto mai evocativa, trattandosi della Sala delle Terrazze a Castel dell'Ovo, proprio su quell'isolotto di Megaride dove sbarcarono i primi coloni che parlavano la lingua d'Omero. Una finestra su un "Mare Nostrum" che, a distanza di secoli, continua a rappresentare teatro d'incontri e d'incroci. Mostra "greca", nella quale il pittore ateniese attinge alle iconografie tipiche della classicità, contaminandone la distaccata perfezione con la spigliatezza di cromatismi decisi.
Plastico il tratto, fluida la pennellata, spie di un raccordo tra antico e moderno all'insegna dell'ibridazione, ma senza forzature o anacronismi, consapevole del valore positivo delle differenze. Mostra "greca" per repertorio figurativo, dunque, ma anche per filosofia d'ispirazione, eredità preziosa da maneggiare con cautela, difficile da mettere a frutto evitando di scadere nel genere. Un approccio spirituale e formale insieme (sul quale si sofferma in catalogo Vittorio Sgarbi), base di una proposta che, dopo il successo della collettiva sulle Olimpiadi a Palazzo Reale nel 2003, segna per Oikonomoy il ritorno nel capoluogo campano, dove lo scorso maggio gli è stato conferito il premio "Sebetia-ter" per la pittura presso il Conservatorio San Pietro a Majella. Ma ci sono altre acque importanti nella biografia e nella poetica dell'autore: quelle che bagnano Genova, eletta a proprio domicilio dopo il trasferimento in Italia per gli studi di architettura. È qui che l'artista ha scoperto e affinato un altro dei suoi talenti, quello più direttamente legato alla creatività. Una scelta non avara di soddisfazioni, come attestano le numerose realizzazioni pubbliche, tra cui il monumento "Per la pace" a San Marino. e, nel capoluogo ligure, la scultura "Ai valori della solidarietà" presso la Fondazione Giosuè Signori, la grande vetrata a campata continua per la chiesa di Montesignano, l'effigie di Giannina Gaslini nell'omonimo ospedale pediatrico. Particolarmente avvertito è, poi, l'impegno per l'Unicef, espresso attraverso l'ideazione grafica di campagne di sensibilizzazione. Momento centrale dell'attività di Oikonomoy resta comunque la pittura: tra le ultime esposizioni, quelle ad Abu Dhabi, ad Atene in occasione dei Giochi 2004 e, lo scorso anno, alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia. Numerosi anche i personaggi ritratti, dal presidente degli Emirati Arabi Sheik Zaid Abu Najad agli alti prelati della Curia genovese, quale il cardinale Tettamanzi.
Presentazione di Charalambos Rocanas - Ambasciatore di Grecia
Ogni volta che osservo un' opera d'arte in un museo, non posso fare a meno di pensare che l'artista ha uno straordinario privilegio: il dono dell' Arte.
E adesso che mi accingo a presentare l'ultima opera di Georgios Oikonomoy, mi rendo conto che lui di privilegi ne ebbe ulteriori due: nascere ad Atene, sotto il bagliore dei marmi del Partenone impregnato della cultura greca, avendo conseguito la maturità classica in quella città, e il secondo trasferirsi diciottenne a Genova, per iniziare i suoi studi universitari, immergendosi così, nel centro storico più grande d'Europa, che lo incanterà per il misticismo medioevale, che ancora oggi trasuda dai suoi muri di ardesia, raccontando di crociate e di scoperte di mondi lontani, in un intreccio con il particolarissimo, raro e affascinante barocco genovese. E lungo questo percorso "mediterraneo" dove la solarità e la luminosità percepita dall'artista si esprime in opere legate al paesaggio con finezze di un lirismo accorato nella "musicalità” di un cromatismo dinamico, steso a spatola, indubbiamente unico ed esaltante.
Così con la maturità, anche l'esperienza culturale greca classica ritorna ad emergere e diventare matrice protagonista di un nuovo "codice" nell' intimo espressivo pittorico di Oikonomoy, che ne scaturisce dopo anni di lavoro, di viaggi per il mondo, di osservazioni e di riflessione. Il proprio "pensare" di Oikonomoy assume peso e centralità nella composizione della sua opera pittorica dove gli aspetti decorativi apparenti fungono da indicatori verso il significato vero, che l'opera vuole esprimere.
Un'operazione culturale straordinaria nell'assoggettare frammenti significativi della nostra memoria, anche in termini utopici, per traslare ed attualizzare valori e concetti risalenti all'antichità, validi ancora oggi: quindi valori Universali.
E proprio in questa operazione di ricomposizione "mnemonica" e come atto di gratitudine, attinge dalle due sue terre di Atene e Genova con suggestivi abbinamenti tra l'arte classica greca e quella rinascimentale - barocca genovese, i moduli espressivi per comporre questo suo ul- timo lavoro che presenta a Genova Nello spirito di Maratona che ha già esposto ad Atene a "Melina Mercuri" CULTURAL CENTRE -MUNICIPALITY OF ATHENS in occasione delle Olimpiadi del 2004.
Il tema dominante nelle opere presenti alla mostra è il rapporto dell'uomo moderno con la classicità antica, quella greco - romana innanzi- tutto, ma anche quella rinascimentale che ad essa si ispirò. "Un rapporto difficile, quando non è condizionata dal dogma e dal luogo comune, dall'obbligo di dovere per forza riconoscere l'indispensabilità del legame ereditario con il passato che la classicità antica esprime." Così af- ferma il critico d'arte Vittorio Sgarbi nella presentazione del catalogo della mostra di Oikonomoy a CASTEL DELL' OVO -NAPOLI 2006, proseguendo "Ha detto Levy Strauss che l'idea del classicismo ha sempre avuto una natura bifronte: da una parte ha stabilito una diretta inerenza con il presente, dall'altra ha preso atto della distanza storica e culturale che separa passato e presente. Nella classicità, dunque, c'è parte di noi, della nostra eredità storica e culturale, delle nostre mentalità, dei nostri modelli etici ed estetici, ma anche tanto di diverso dalle nos- tre abitudini, dal nostro modo d'intendere il rapporto con il mondo. Per essere moderni bisogna ricordare, per ricordare bisogna conservare: è questo il messaggio altamente civile che proviene dalle opere di Oikonomoy, non solo elogiativo della tradizione classica, ma critica- mente volto al recupero di un rapporto diretto con il nostro passato, nella coscienza della sua diversità ma, anche della sua necessaria conciliabilità con il presente".
Ed è qui che assume significato il traslare ad oggi l'esasperato urlo di vittoria, espresso venticinque secoli fa da un eroico difensore della terra di Marathon, che, dopo aver percorso i quarantadue chilometri che separano il campo di Maratona da Atene, ha esalato l'ultimo respiro prima di morire, unicamente per gridare "abbiamo vinto". Oggi questo fatto storico induce a diverse riflessioni e ne offre una per i giovani, che ci viene da così lontano e decodificata e attualizzata con efficacia dall' artista greco: dare tutto per i nostri ideali, per le nostre aspirazioni, sperando sempre in un futuro migliore. Un particolare momento di maturità artistica per Oikonomoy, dove l'elaborazione di idee e concetti filosofici si organizzano intorno a figure e simboli per comporre un proprio linguaggio espressivo che ha come fine ultimo il sociale. Il classicismo greco si vede sulle tele, si sente nel pensiero e scorre nelle vene di Oikonomoy.