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La frase "In hoc signo vinces" è normalmente riferita la vittoria di Costantino su Massenzio (Ponte Milvio( e alle prospettive di supremazia Imperiale che essa dischiuse. Ma il quadro suggerisce ben altri richiami, che ampliano e arricchiscono il discorso. La mano in primo piano suggerisce la memoria delle statue colossali di Costantino (e degli altri imperatori romani) che tenevano in mano il globo, come simbolo del potere.
Qui invece la mano tiene il Chrismon circondato dalla corona martiriale e corredato dalle lettere alfa e omega, ed è chiaro che questo è il signum in quo vincit Costantino. Ma sullo sfondo, alla destra di Costantino, troviamo un'altra riproduzione del chi-ro, che qui assume la forma dello staurogramma, con un chiarissimo riferimento alla Croce che viene adorata da due personaggi i cui copricapi fanno intuire trattarsi di vescovi.
Sulla sinistra di Costantino, simmetricamente allo staurogramma, abbiamo la raffigurazione di San Giorgio che uccide il drago. Siamo così davanti a una composizione che sarebbe errato ricondurre alla pura celebrazione dell'evento di Ponte Milvio. Piuttosto, ci viene qui offerta dall'autore una vera e propria narrazione del cammino compiuto da Costantino durante tutta la sua vita dalla conversione in poi. La vicenda del primo imperatore Cristiano infatti vede il passaggio da una prospettiva egocentrica e "carismatica" (nella quale Costantino si riteneva direttamente investito, per singolare privilegio, dal cielo, per un potere invincibile) al riconoscimento che non è lui a tenere in mano il mondo, bensì Cristo attraverso la sua croce, che diviene principio di giudizio della realtà tutta (le due figure sotto la croce nella quale il "ricciolo" del ro fa pensare ad un bastone pastorale, e quindi dice il legame della croce con la chiesa).
Questa "seconda conversione" di Costantino avviene come una vera vittoria sul male (San Giorgio): anche Costantino, infatti, persino dopo la conversione, fu vittima del rischio del potere e solo l'intercessione dei santi e la comprensione della vita come lotta contro il male dentro e con la chiesa militante e trionfante lo aiutarono a non soccombere al suo stesso potere.